Nellie Bly 10 giorni in manicomio fingendosi una donna con problemi mentali solo per raccontare la realtà di quel posto. Poche le donne internate per malattie psichiatriche, le altre erano lì per volere delle proprie famiglie. Stupri e soprusi erano all’ordine del giorno e il cibo che offrivano alle pazienti era rancido
Nellie Bly 10 giorni in manicomio per scrivere della realtà di quei posti orribili. Era a New York, quando decise che la sua prima inchiesta doveva raccontare degli istituti psichiatrici. Nellie si finge mentalmente disturbata e riesce a farsi ricoverare per alcuni giorni nel manicomio femminile di Blackwell’s Island. Inizia a raccontare di soprusi e violenze che le pazienti subivano. Il cibo era rancido e molte donne avevano solo lievi problemi fisici mentre altre erano state internate per volontà dei familiari.
Nellie Bly 10 giorni in manicomio, ma chi era in realtà la famosa giornalista?
Il suo vero nome è Elizabeth Cochran nata nel villaggio di Cochran’s Mills. A soli 6 anni resta orfana di padre senza che gli venga lasciato testamento. Michael Cochran, suo padre, era un umile aiutante di un mugnaio era divenuto un ricco possidente quando, vedovo e con dieci figli, sposò Mary Jane. Alla morte di Michael Mary Jane e i suoi cinque figli, senza soldi, dovettero lasciare la loro casa. La giovane vedova si risposa e si trasferisce a Pittsburgh. Ma il marito beve ed è violento. Per poter divorziare Mary Jane deve provare in tribunale gli abusi. Testimonia anche Elizabeth: “Il mio patrigno ha sempre bevuto. Ha un pessimo carattere da ubriaco, ma anche da sobrio”.
Quando aveva solo 15 anni Elizabeth studia all’Indiana Normal School: vuole diventare maestra. Ma dopo 6 mesi fu costretta ad abbandonare gli studi per mancanza di denaro. Nel 1885 una giovane donna di nome Elizabeth si presenta a uno stupefatto George Madden, direttore del Pittsburgh Dispatch, dicendo di accettare la sua proposta di lavoro. Qualche settimana prima era apparso sul giornale un articolo intitolato “A cosa servono le ragazze”. Si scriveva che le donne appartenessero alla sfera domestica e il loro compito era cucire, cucinare e crescere i bambini e quelle che lavoravano erano una mostruosità. Al giornale piovono lettere di protesta. Una, firmata Little Orphan Girl, colpisce Madden per la sua forza e intelligenza. Certo che sia scritta da un uomo, Madden pubblica un annuncio sul giornale proponendogli un lavoro.
Le donne, protagoniste indiscusse nei suoi articoli
Nei suoi articoli la ragazza parla di lavoratrici sfruttate, lavoro minorile, salari e mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro. Quando lo stato della Pennsylvania vuole modificare le leggi sul matrimonio e sul divorzio, limitando ancora di più la libertà delle donne, Nellie decide di contrastarla intervistando donne che avevano divorziato. Raggiunge la fama e arrivano i problemi. L’industria si rifiuta di pagare il giornale e Nellie viene relegata alle pagine di giardinaggio e di moda. Si fa arrestare per raccontare la condizione delle detenute nelle prigioni, narra storie di donne che lavorano nelle fabbriche o come domestiche e serve.
Fu l’unica reporter che a Chicago racconta lo sciopero delle Pullman Railroads dalla prospettiva dei lavoratori il New York Journal, la incorona “migliore reporter d’America”.
Nellie Bly e il giro del mondo in 80 giorni
Nel 1889 dopo aver letto il Giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne, decise di partire. Il 14 novembre 1899 Nellie Bly lascia New York e viaggia via nave, treno e a dorso d’asino. Il New York World pubblica ogni giorno i suoi articoli. Più di un milione di persone partecipa alla lotteria istituita da Pulitzer per indovinare l’attimo in cui Nellie avrebbe rimesso piede a New York. Il 25 gennaio 1890 migliaia di persone festeggiano la fine del viaggio e il suo record: in settantadue giorni, sei ore, undici minuti e quattordici secondi Nellie Bly ha completato il giro del mondo. Una volta rientrata a New York continua l’attività giornalistica collaborando per il New York Journal e usando la sua influenza per trovare case ai bambini abbandonati. Muore nel 1922 per una polmonite, a cinquantasette anni.