Pericolo Coronavirus per bambine che vedono ostacolato l’accesso all’ istruzione e al mondo del lavoro. Con l’attuale crisi legata al Covid-19 è aumentato soprattutto il divario già presente tra bambini e bambine, che penalizza quest’ultime da un’incertezza maggiore riguardo il loro futuro
Pericolo Coronavirus per bambine che subiscono gli effetti dell’emergenza sanitaria, con andamenti preoccupanti sulle possibilità di accesso alla formazione e ad un’occupazione. In Italia la crisi dell’istruzione era in atto già prima del Coronavirus, aspetto messo in luce dal XI Atlante dell’infanzia a rischio “Con gli occhi delle bambine”, diffuso da Save the Children a pochi giorni dalla Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza celebrata il 20 novembre. Secondo i dati riportati, un minore su nove viveva in povertà assoluta e solo il 13,2% dei bambini aveva un posto al nido. Quest’anno l’Atlante presenta un approfondimento sullo stato di bambine e ragazze in Italia. Secondo le stime, entro la fine dell’anno un milione e 140mila ragazze rischiano di ritrovarsi fuori dallo studio e dal lavoro. Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia, afferma: “Già prima dell’emergenza Covid, l’ascensore sociale del Paese era fermo: in Italia si è rotto il meccanismo che permetteva di migliorare la propria condizione, di costruirsi un futuro migliore” – continua – “di fronte a una sfida sanitaria e socioeconomica come quella che stiamo affrontando, stenta a cambiare strada”.
La diminuzione delle nascite negli ultimi anni
Aspetto allarmante che caratterizza il Paese è inoltre il calo demografico in atto. La diminuzione delle nascite ha portato l’Italia a perdere oltre 385mila minori, ovvero il 16% della popolazione totale. Nel 2019 si sono registrate poco più di 420mila nascite, con una diminuzione dei nati del 4,5% rispetto all’anno precedente. A fine 2020 potrebbe verificarsi una riduzione di 12mila unità. Le nuove nascite potrebbero arrivare a 408mila alla fine dell’anno in corso, e a 393mila nel 2021. L’unico aspetto che bilancia il problema del calo delle nuove nascite, è la presenza di minori con cittadinanza straniera, che ad oggi rappresentano l’11% del totale.
La povertà educativa e le parole di Raffaela Milano
La crisi portata dal Coronavirus ha incrementato la povertà educativa. In Italia l’abbandono scolastico interessa il 13,5% degli studenti, e alcuni servizi legati alla scuola restano un privilegio di pochi. Ad esempio, la possibilità di accedere ad un asilo nido interessa in modo diverso regioni diverse. Le percentuali lo dimostrano con dati che variano dal 3% per la Calabria, al 28,4% per la provincia autonoma di Trento. Inoltre, più di uno studente su 5 fa parte del gruppo denominato Neet: coloro che non studiano, non lavorano, e non investono nella formazione professionale. Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, afferma: “nonostante l’impegno di tanti docenti ed educatori, il funzionamento a singhiozzo delle scuole e la didattica solo a distanza stanno producendo in molti bambini non solo perdita di apprendimento, ma anche perdita di motivazione nel proseguire lo studio. Le mappe dell’Atlante indicano con chiarezza quali sono le ‘zone rosse’ della povertà minorile e della dispersione”.
Tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa
L’Atlante dell’infanzia mostra che le prestazioni scolastiche delle ragazze sono migliori di quelle dei coetanei. Tra i minori tra i 6 e i 17 anni, emerge che le ragazze sono più propense alla lettura rispetto ai maschi, e riguardo le competenze minime in matematica e in italiano, il 22,1% delle ragazze non possiede queste competenze, contro il 26,1% che interessa i ragazzi. Altra differenza riguarda invece la percentuale di studenti laureati: il 34% delle giovani studentesse consegue il titolo di laurea contro il 22% degli studenti maschi. I migliori risultati ottenuti dalle ragazze rispetto ai coetanei in ambito scolastico, cambiano con riferimento al mondo del lavoro. Il tasso di occupazione femminile in Italia è tra i più bassi d’Europa. Considerando i giovani laureati, nel 2019 il 76% delle donne aveva un’occupazione, mentre per gli uomini la percentuale saliva all’83,4%. Le ragazze diplomate che avevano un’occupazione erano solo il 56,7% contro l’80,9% dei maschi, mentre le occupate senza diploma di scuola superiore sono il 36,3% contro i coetanei occupati, pari al 70,7%.
Pericolo Coronavirus per bambine, il divario che penalizza le donne
Le donne hanno inoltre più difficoltà ad emergere fino alle posizioni più elevate. Save the Children precisa: “Pur essendo maggioranza nei percorsi di formazione universitaria, restano delle Cenerentole nella carriera accademica, sin quasi a scomparire ai vertici”. Nel 2018 le donne erano il 55,4% degli iscritti ai corsi di laurea, il 57,1% dei laureati, il 50,5% dei dottori di ricerca. Inoltre rappresentavano il 50,1% degli assegnisti di ricerca, il 46,8% dei ricercatori universitari, il 38,4% dei professori associati, il 23,7% dei professori ordinari. Infine, in Italia le donne rettrici sono 7 su 84.
Rischio di aumento del numero delle Neet
Altra grande divergenza che distingue donne e uomini, risiede nel settore scelto in ambito scolastico e lavorativo. In media le ragazze accumulano lacune soprattutto nelle materie scientifiche, e ne consegue una difficoltà di inserimento delle donne nelle occupazioni dei settori più innovativi. “Senza un intervento tempestivo e mirato, oggi rischiamo un’impennata nel numero delle Neet, cancellando le aspettative di futuro di più di un milione di ragazze in Italia – spiega Raffaela Milano – è un rischio concreto se solo si guardano i dati più recenti, come il calo del 2,7% dell’occupazione femminile (già storicamente tanto fragile in Italia) rispetto all’anno precedente, con una perdita secca di 264 mila occupate”.
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