Amore un cazzo l’ultimo disco di Paolo Pietrangeli, con un nuovo video musicale online su YouTube. Lo scrittore, regista e cantautore si racconta
Amore un cazzo è il titolo della canzone, con nuovo video musicale, che da il nome all’ultimo disco di Paolo Pietrangeli. L’album, è uscito in vinile e in digitale per Ala Bianca, parla d’amore e rapporti tra uomo e donna. Il clip della canzone, online su YouTube, della regista Chiara Rigione, racconta con ironia, come un clown ai bambini, il testo della canzone, cucendo immagini di repertorio di Pietrangeli e dell’AAMOD (Archivio Audiovisivo del movimento operaio e democratico). Il disco, intitolato “Amore amore amore, amore un c….”, accende i riflettori sulla vena più legata ai temi sentimentali e relazionali dell’artista romano, da sempre noto soprattutto per i suoi brani sociali e politici, da “Contessa” a “Valle Giulia”.
L’album è pubblicato su label Bravo Records/Ala Bianca, con distribuzione Warner. E contiene anche un cadeau: nella terza di copertina si trova infatti un QR Code che, scansionato con fotocamera dello smartphone, porta all’ascolto in streaming e al download di un concerto di Pietrangeli al Teatro Parioli di Roma nel 1995.
Amore un cazzo, un disco importante
Questo nuovo disco è particolarmente importante anche per un altro motivo: è il suo addio alla discografia, ad un mondo musicale molto diverso da quello in cui aveva mosso i primi passi. Per questo simbolicamente il lavoro è pubblicato solo in vinile, oltre che in digitale: “ho iniziato dal vinile e concludo con un vinile”, chiosa il cantautore (anche se ci si augura che cambi idea). In tutto tredici canzoni, delle quali tre inedite, in cui non manca la sua inconfondibile, arguta ironia, così come il suo lucido sguardo al mondo intorno.
Amore un cazzo, racconta la vita di Pietrangeli
Paolo Pietrangeli è una figura importante per la cultura e lo spettacolo in Italia non solo come cantautore, ma anche come regista cinematografico e televisivo (uno dei più apprezzati degli ultimi decenni) e recentemente anche come scrittore. Nella sua ormai lunga storia è stato anche aiuto regista di mostri sacri come Luchino Visconti, Federico Fellini, Mauro Bolognini. Sono tante le cose che ha da raccontare. Per questo tra una traccia e l’altra dell’album, Pietrangeli infila ricordi e aneddoti su se stesso e i suoi 75 anni, sulla sua gioventù, sul rapporto conflittuale con suo padre, Antonio Pietrangeli, talentuoso regista, su com’è nata “Contessa”, sulla Roma di Visconti e Fellini. In sintesi, racconta tutto ciò che ha formato la sua poetica fatta di ironia (“Amore un cazzo”), giochi di parole (“La merendera”) e metafore. Storie e filastrocche divertenti (“Lo stracchino”), ma anche intrise di melodia ed emozione (“Le sirene”, “Circonferenza”).
Paolo Pietrangeli si racconta
“Sono Paolo Pietrangeli e sono nato tantissimi anni fa grazie a un padre, Antonio che ha sempre fatto lo sceneggiatore e il regista incomparabilmente più bravo di me. È grazie a lui che ho imparato alcune cose fondamentali come la passione per la lettura, la dedizione al lavoro e la voglia, anzi l’urgenza di raccontare. Raccontare comunque e con ogni mezzo di cui riuscivo ad appropriarmi. Da sempre ho fatto l’aiuto regista prima e poi il regista dal lunedì al venerdì e il cantastorie i fine settimana. Da sempre, cioè da più di cinquant’anni, dopo il colpo di fortuna che mi ha portato, studente tra gli studenti, a scrivere alcune canzoni che sono diventate la colonna sonora della fine degli anni sessanta”.
Pietrangeli, la libertà di scrivere quello che voglio
“Senza dischi – continua Petrangeli -, senza radio, senza TV ma grazie solo alla tradizione orale, al passa parola da bocca a bocca, da persona a persona, canzoni come ‘Contessa’, ‘Rossini’, ‘Valle Giulia’ mi hanno convinto a continuare e piano piano ho registrato sedici tra LP e Cd e ho realizzato e diretto quattro film ed una serie sterminata di documentari da ‘Bianco e nero’ a ‘Genova. Per noi’, sui fatti di Genova del 2001, a ‘Ignazio’, una lettera filmata a mio figlio che cerca di raccontare questi quaranta anni della nostra vita. E poi la televisione che ancora faccio e che continua a darmi la possibilità di raccontare attraverso le facce delle persone che appaiono sulle mie telecamere e a concedermi la libertà di scrivere musica come voglio io e con chi voglio e, adesso, questo non è poco”.
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