Storia di una sofferenza silenziosa: Capannoni sporchi e malsani, dove gli animali vivono in condizioni di sovraffollamento e stress psicofisico. La Commissione Europea e dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale, i metodi utilizzati per lo stordimento sono inaffidabili e inefficaci, capaci di provocare sofferenze inutili agli animali
Storia di una sofferenza silenziosa, quando si parla di allevamenti intensivi, si pensa soprattutto a quelli terrestri, dove vengono allevati maiali, mucche e polli. Capannoni sporchi e malsani, dove gli animali vivono in condizioni di sovraffollamento e stress psicofisico. Esistono però anche gli allevamenti intensivi acquatici, conosciuti come allevamenti ittici, le cui condizioni non sono affatto differenti da quelle degli equivalenti terrestri. Difatti, anche la produzione di pesce risponde a dinamiche industriali e questo è da ricondurre all’aumento dei consumi. Una delle scelte proteiche più amate dagli italiani è il pesce, ogni cittadino ne consuma più di 30 kg l’anno, di cui la metà proviene da allevamenti ittici di tipo intensivo.
I pesci sono animali senzienti?
Si, ad affermarlo sono studi scientifici, che dimostrano come i pesci siano in grado di provare dolore e sofferenza, come qualsiasi altro essere vivente. Alcuni di loro possono ricordare la mano umana che li nutre, altri hanno una buona memoria a lungo termine, altri hanno eccellenti memorie spaziali, alcuni ricordano rotte complicate per quasi 40 giorni. Nel 2019 il biologo giapponese Masanori Kohda e i suoi colleghi sono riusciti a dimostrare che una particolare specie di pesce può riconoscersi addirittura allo specchio.
Nessuna tutela per questi animali
Le leggi di protezioni di questi animali sono inesistenti, ben lontane quindi dall’imporre criteri di gestione che siano adeguate alla loro natura. Tra tutte le specie di animali da reddito, i pesci, sono finora quella meno tutelata, nonostante questo animale sia diventato la fonte di approvvigionamento principale. 2700 miliardi i pesci che finiscono al macello, contro i 74 miliardi di animali terresti. Numeri impensabili, che condannano gli oceani ad un progressivo e inarrestabile svuotamento.
Storia di una sofferenza silenziosa: una vita in gabbia
Data la crescente domanda di pesce e la necessità di affidarsi ad allevamenti intensivi, le condizioni di vita di questi poveri animali si fanno sempre più dure. Le strutture in cui vengono allevati i pesci sono ambienti spogli e privi di stimoli, sprovvisti di arricchimenti ambientali. Le vasche a terra o le gabbie in mare sono caratterizzate da un’elevata densità di pesci e questo provoca alti livelli di stress, anomalie comportamentali, una scarsa qualità dell’acqua e quindi una maggiore diffusione di virus, batteri e parassiti. Per questo motivo, non è affatto rara la somministrazione preventiva di antibiotici a un’intera popolazione di pesci.
Trasporto, stordimento e abbattimento
Durante il trasporto verso il macello, i pesci spesso subiscono lesioni cutanee, come la perdita di squame e ferite, con conseguente maggiore esposizione alle infezioni, danni oculari e deformazioni scheletriche. Anche la normativa comunitaria che disciplina il benessere dei pesci durante le fasi di stordimento e abbattimento è limitata. Non vengono specificati i metodi di stordimento e abbattimento idonei. Per la Commissione Europea e dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale, i metodi utilizzati per lo stordimento sono inaffidabili e inefficaci, capaci di provocare sofferenze inutili agli animali.
Storia di una sofferenza silenziosa. L’indagine di Essere Animali
Essere Animali, organizzazione per i Diritti Animali, si è impegnata ancora una volta a mostrare un’inumana verità. In Europa, ad esempio, branzini e orate vengono spesso immersi ancora vivi e coscienti in una sospensione di acqua e ghiaccio, finché non muoiono di asfissia. Le basse temperature immobilizzano i pesci i quali, però, rimangono in uno stato di coscienza fino a 40 minuti. Questa pratica è attualmente svolta da allevamenti ittici in Grecia, da cui proviene più della metà delle importazioni italiane di questi pesci.
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