Pericolo tamponi ai bambini. Il pediatra Filippo Festini ci spiega i rischi per la salute dei nostri figli
Pericolo tamponi ai bambini? I rischi sono molteplici. Il pediatra Filippo Festini ci spiega a cosa vanno in contro i nostri piccoli
Rischio di rottura del tampone e conseguente inalazione
I tamponi comunemente usati sono provvisti di un punto di frattura per spezzare il bastoncino dopo il prelievo ed inserirlo in una provetta. Alcuni dottori hanno riportato casi in cui i tamponi si sono rotti nel cavo orale di bambini. Recentemente è stato riportato negli EAU un caso di bambino deceduto a seguito delle procedure necessarie alla rimozione di un pezzo di tampone inalato.
Rischio di lesioni alla mucosa nasale, orale e faringea
Sono stati registrati molti casi di bambini con lesioni alle mucose causate dal tampone. Questo si verifica perché il diametro della narice di un lattante è più piccolo di quello della punta del tampone standard e che quindi per inserirlo nella cavità nasale la narice deve essere forzata. Nei giorni scorsi la stampa internazionale ha riportato il caso di un neonato deceduto a seguito di un sanguinamento causato dall’esecuzione del tampone.
Il trauma psicologico per il bambino e l’allarme sociale causato alle famiglie
Il tampone è una procedura invasiva che in un bambino spesso causa un trauma psicologico. Cosa fondamentale è non esistono altre procedure per ridurre il dolore e la paura in un bambino.
Pericolo tamponi ai bambini? Le parola del dottor Filippo Festini
“E’ mio dovere professionale e deontologico, spiegare ai genitori questi rischi. Essi invariabilmente mi riferiscono di non esserne informati dal pediatra – spiega il Dottore – e di non aver avuto l’opportunità di discuterne insieme al curante per arrivare ad una decisione consapevole e partecipata. Molti genitori mi hanno riferito che la prescrizione di una procedura così invasiva e rischiosa è avvenuta in moltissimi casi senza che il pediatra abbia visitato il bambino. Si sono semplicemente basandosi su sintomi lievi e clinicamente poco specifici riportati dalle madri; le quali nella maggior parte dei casi non li avrebbero neppure riferiti al pediatra se non vi fossero state costrette dalla necessità di far rientrare il bambino a scuola, dopo essere respinto dalla stessa sulla base del giudizio di personale privo di competenze per valutare i segni e i sintomi del bambino”
Procedura per la richiesta di tampone da parte della scuola
“Si tratta di una catena surreale – spiega il dottor Filippo Festini – il bidello o altro personale senza alcuna competenza medica ritiene che il bambino abbia sintomi riconducibili al Covid-19. La madre, è costretta a riferire al pediatra che il docente ATA ha riscontrato tali sintomi. Il medico prescrivere il tampone ma non viene loro chiarito sulla base di quale norma. Parlando con le famiglie emerge un diffuso stato d’animo di sconcerto e di incredulità per un processo decisionale che dovrebbe avere al centro il giudizio clinico del pediatra e la partecipazione informata della famiglia ma che essi percepiscono come distorto e patologico.
L’esempio più eclatante – racconta il Medico – è stato quello di un lattante di 40 giorni nato sano. Il padre era tornato senza alcun sintomo da un viaggio di lavoro ed il cui pediatra ha prescritto il tampone a tutta la famiglia. I genitori non presentavano alcun sintomo né avevano patologie croniche o degenerative. il bambino aveva contatti ravvicinati solo con la mamma, che senso aveva farle fare una procedura così invasiva e rischiosa? Se la madre fosse anche positiva, a che scopo fare il tampone al piccino? Essendo allattato al seno e costantemente a stretto contatto con la mamma è praticamente certo che sarebbe risultato positivo anche lui. E se fosse risultato positivo – continua Festini – il piccolino, a cosa sarebbe servito saperlo, dato che non esiste un trattamento preventivo e l’unico provvedimento da adottare è un’attenta osservazione?”
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