Don Luigi Sturzo fondò nel 1919 il Partito Popolare Italiano e lanciò il 18 gennaio di quell’anno un appello agli uomini liberi e forti per riavvicinare le figure più vicine alle Chiesa alle responsabilità istituzionali
Com’è noto dopo la presa di Roma nel 1870 e la fine del potere temporale s’era determinata una separazione netta tra sfera religiosa e impegno politico ai vari livelli.
L’intuizione di Don Sturzo di elaborare una proposta e approntare un partito di area cattolica consentì al P.P.I. di ottenere 100 seggi nelle elezioni parlamentari del 16 novembre 1919, 108 seggi nelle successive del 15 maggio 1921 e solo 39 eletti nella tornata farsa del 6 aprile 1924 quando il Partito Nazionale Fascista ottenne la maggioranza assoluta con 375 seggi.
Sia nel 1919 che nel 1921 la maggioranza in Parlamento era saldamente dei partiti antifascisti ma l’assenza di dialogo e la contrapposizione tra socialisti e cattolici favorì l’avvento di Mussolini.
Colgo con favore la proposta del Presidente della Regione Molise, on. Michele Iorio, di organizzare seminari storici e eventi pubblici sulla figura di Don Luigi Sturzo e sulla nascita del Partito Popolare Italiano.
Lo invito però a evitare ogni nesso con l’attualità politica e ogni riferimento a presunte eredità programmatiche assolutamente inesistenti.
Lasciamo in pace Don Luigi Sturzo perché nulla avrebbe a che fare con gli eredi del fascismo, né resterebbe in silenzio di fronte alla deriva plebiscitaria, plutocratica e personalistica del nostro sistema politico.
Essere uomini liberi significherebbe non avere padroni, discutere, confrontarsi e decidere.
E essere uomini forti equivarrebbe al coraggio di dire di no alle clientele, ai favoritismi familiari e ai potentati, per affermare il Bene Comune.
Di Michele Petraroia
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