155 chilometri di cemento e filo spinato, testimone grigio di persone, storie, sullo sfondo di una Germania spezzata dal triste passato della guerra. Il Muro di Berlino per 28 anni divise in due non solo una città ma il mondo intero. Sono passati 30 anni dalla storica notte in cui la barriera divisoria della capitale della Germania cadde
9 Novembre 1989. Sulle note di Heroes, la voce di David Bowie risuona di calma potenza, abbraccia le anime, dà voce a una generazione e fa la storia mentre i picconi abbattono il Muro di una Berlino divisa tra l’est e l’ovest della cortina di ferro. Sono passati 30 anni dalla storica notte in cui la barriera divisoria della capitale della Germania cadde, abbattuta dalla mano nuda dell’uomo, mentre crollava tra polvere, pianti e abbracci di gioia. Iconiche, poi, sono le foto che ritraggono giovani che si arrampicavano sul muro, quando si tiravano su a vicenda, oltrepassando i confini; nella stessa Heroes di Bowie, si può leggere “Io riesco a ricordare, in piedi accanto al Muro, i fucili sparavano sopra le nostre teste, ma noi ci baciavamo come se niente potesse accadere, mentre la vergogna era dall’altra parte. Possiamo batterli, e allora potremmo essere eroi, anche solo per un giorno”. Concepito il 13 agosto 1961, per 28 anni il “grande mostro” divise in due non solo una città ma il mondo intero, separando famiglie, amici e destini; 155 chilometri di cemento e filo spinato, testimone grigio di persone, storie, sullo sfondo di una Germania spezzata dal triste passato della guerra. Solo tre giorni dopo la caduta, si conta che oltre due milioni di persone passarono quel confine, negato per 28 anni, segnando (almeno simbolicamente) la fine di un’epoca.
EHRMAN, L’ITALIANO CHE “FECE CADERE” IL MURO
Il 9 novembre 1989, nella sala stampa del comitato centrale della Sed, fu di Riccardo Ehrman, giornalista italiano, la domanda su quando il nuovo regolamento sui transiti tra le due Germanie sarebbe entrato in funzione. A rispondere al quesito di Ehrman vi era il responsabile dell’informazione del partito, Günter Schabowski, il quale, non avendo ricevuto informazioni dal Politbüro, diede la storica risposta: “a quanto ne so io, subito, da ora”. Le parole ebbero un’eco immediata e subito moltissime persone si recarono presso il muro, leggendo l’annuncio come la decisione di aprire il confine tedesco per lasciar passare i cittadini che volessero andare a Ovest. Le guardie di confine, sorprese e prive di indicazioni, aprirono i checkpoint e una gran massa di berlinesi dell’est si riversò a ovest senza controllo. Per questo il 9 novembre 1989 è considerata la data della caduta del Muro.
IL MURO OGGI
Erinnerungskultur, la cultura della memoria. Oggi è possibile osservare alcune pezzi del Muro, recuperati e inseriti su nuove fondamenta. A Berlino le zone “sopravvissute” del muro si dividono in: East side gallery, Mauerpark, Torre di guardia di Schlesicher Busch, Memoriale del muro di Berlino di Bernauerstrasse, Checkpoint Charlie. Ampie porzioni del muro sono state frantumate e utilizzate per la costruzione di strade asfaltate, altri pezzi sono diventati blocchi storici venduti all’asta.
IL MURO DI BERLINO
Il Muro di Berlino era un sistema di fortificazioni fatto costruire dal governo della Germania Est per impedire la libera circolazione delle persone tra il territorio della Germania Est e Berlino Ovest. È stato considerato il simbolo della cortina di ferro, linea di confine europea tra le zone controllate da Francia, Regno Unito e U.S.A. e quella sovietica, durante la guerra fredda.
di Grazia De Gregorio
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