La crisi economica mondiale, le famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, l’aumento dei precari, ma gli italiani reagiscono con coraggio e dignità. La responsabilità dell’euro e dei governi dell’epoca che hanno consentito la sperequazione abnorme tra i prezzi che raddoppiavano e gli stipendi che restavano gli stessi. Il Piano nazionale per il Sud. Una boccata d’ossigeno grazie ai fondi in arrivo
La crisi economica mondiale – è bene riportare l’attenzione sul fatto che si tratti di un momento congiunturale trasversale alle nazioni e ai continenti – ha avuto ripercussioni pesanti anche in Italia, come ben sappiamo, dove i rincari non hanno trovato riscontro in un aumento dei salari e molte famiglie faticano ad arrivare a fine mese. Per non parlare del settore occupazionale, flagellato dalla chiusura di molte attività e dall’aumento dei precari. L’introduzione dell’euro ha larga parte di responsabilità, in tutto questo, perché il governo dell’epoca non ha saputo monitorare la situazione, consentendo la sperequazione abnorme tra i prezzi che raddoppiavano e gli stipendi che restavano gli stessi. Occore dire, però, che l’Italia non si è persa d’animo e gli italiani reagiscono con coraggio e dignità per restare a galla, nell’attesa che la crisi passi. Un segnale importante è arrivato dal CIPE, che nella seduta del 3 agosto ha stanziato oltre 7 miliardi di euro per la realizzazione di infrastrutture regionali ed interregionali indicate nel Piano nazionale per il sud. Tra le opere finanziate: 790 milioni di euro per il tratto ferroviario veloce Napoli-Bari, 240 milioni di euro per potenziare il collegamento ferroviario Salerno-Reggio Calabria e 482 milioni di euro per la ferrovia Catania-Palermo. Complessivamente le opere sbloccate dal Comitato sono 134 per un volume di investimenti di circa 30 miliardi di euro. Insomma, un segnale importante nella direzione della ripresa, una boccata d’ossigeno per l’economia e, naturalmente, per l’occupazione.
di Mina Cappussi
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