LA TESTIMONIANZA DI ALCUNI DELLO STATO EMOTIVO ATTUALE DELLA POPOLAZIONE DELL’AQUILA CHE, SEPPURE ANCORA FERITA E SPAVENTATA, VUOLE AL PIÙ PRESTO VIVERE DI NUOVO LA CITTÀ IN CASE PIÙ SICURE E IN UN TERRITORIO PIÙ CONTROLLATO GEOLOGICAMENTE. LA COMPETENZA TECNICA DELLA PROTEZIONE CIVILE EVIDENZIATA DAL PROF. EMILIO ARDOVINO, LA SITUAZIONE GEOLOGICA DELL’ABRUZZO ANALIZZATA DAL PROF. ETTORE CARDARELLI. IL SEN. MICHELONI, IL PRESIDENTE DI AMBIENTEVIVO, MARINO FIASELLA, L’INTERVISTA AL SEGRETARIO NAZIONALE, GIANNI LATTANZIO
A Roma l’11 Gennaio 2010 presso la galleria La Pigna si è svolto un convegno tanto atteso quanto necessario sulla ricostruzione in Abruzzo alla luce delle operazioni di aiuto e sostegno che sono state effettivamente eseguite e delle necessità impellenti ancora purtroppo inevase.
Molti gli interventi e molto motivati e importanti le presenze introdotte dal Segretario nazionale di Ambientevivo, Gianni Lattanzio.
Dall’indagine scientifica alla testimonianza del prof. Emilio Ardovino, docente di Logistica degli Interventi Umanitari e dell’Emergenza a Pisa, che ha evidenziato la competenza tecnica della Protezione Civile sia nelle forze militari che in quelle dei volontari civili, la tempestività degli interventi in condizioni climatiche e stradali proibitive, la forza di volontà e il coraggio di tutti anche nelle difficoltà di ordine strettamente pratico che hanno permesso l’ottimizzazione sia dei materiali a disposizione che delle risorse umane. E’ stato anche ribadito l’impegno della popolazione locale rimasta illesa, che spesso spontaneamente ha dato contributi importanti in termini di disponibilità di tempo e impegno personale.
Importante la testimonianza di alcuni dello stato emotivo attuale della popolazione dell’Aquila che, seppure ancora ferita e spaventata, vuole al più presto vivere di nuovo la città in case più sicure e in un territorio più controllato geologicamente. Il sen. Micheloni ha evidenziato quindi la necessità di maggiori controlli in un paese così spesso devastato da calamità naturali sottolineando che tra i paesi occidentali l’Italia, da questo punto di vista, è molto più indietro, pur essendo molto più alti i rischi. Ha concluso i lavori il presidente di Ambientevivo, Marino Fiasella, che ha ricordato la catena di solidarietà che è scattata nelle ore successive il sisma, solidarietà e buona volontà di un popolo, quello italiano, che dovrebbero essere convogliate verso opere e azioni più mirate e scopi precisi, con maggiori competenze tecniche da parte dei responsabili e delle autorità.
Il convegno si è svolto nella cornice artistica della mostra fotografica, allestita nella galleria, di Alessandro Zardetto, il quale ha svolto un reportage nelle zone terremotate devolvendo i guadagni delle vendite a beneficio di un’associazione onlus per i malati oncologici dell’area colpita dal sisma..
Un confronto, questo dell’11 gennaio, che, oltre a fare il punto della situazione che ancora appare nebulosa e ben lontana dal risolversi sia nella realizzazione di nuove infrastrutture che nella ricostruzione dei centri abitati, spezza quel silenzio imposto dai media che toglie voce alle migliaia di aquilani che ancora vivono fuori della loro città e che ancora non sanno se e quando e soprattutto dove avranno mai un alloggio dopo aver perso tutto ciò che avevano.
“Incontri come questi – ha sottolineato l’organizzatore, Gianni Lattanzio – contribuiscono a mantenere alto il livello di attenzione su un problema ancora effettivamente aperto.
Ricostruire – ha sottolineato il segretario nazionale di Ambientevivo, in un’intervista all’agenzia ADN Kronos – si può e si deve, salvaguardando il patrimonio artistico e culturale del centro storico de L’Aquila e dei tanti paesini colpiti dal sisma. Sono ricchezze inestimabili e sarebbe un peccato perderle solo per essere stati incapaci di intervenire. Buona parte dei cittadini abruzzesi – ha aggiunto – vivono ancora sulla costa o a Roma ospiti di parenti e quindi fuori dal loro abituale contesto. Riteniamo che sia fondamentale accelerare i tempi del loro rientro nelle comunità di appartenenza anche per condurre in porto – ha concluso Lattanzio – una normalizzazione delle condizioni psicologiche di ciascuno”.
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