monumento ai caduti, carabinieri in alta uniforme, deposizione corona d’alloro ai caduti di tutte le guerre, il saluto del Sindaco SilvestriUna tradizione che si rinnova ogni anno. La capitale dei Sanniti festeggia il patrono il giorno successivo a quello indicato dal calendario. La messa solenne e la processione con tutti i sacerdoti della Forania, nei paramenti sacri, trionfo di bianco e di rosso. Il gioco della vita è credere, il bene si costruisce se ognuno di noi costruisce il bene dentro di sé L’invito di monsignor Bregantini alla responsabilità
San Bartolomeo è passato tra due ali di folla, salutato dalle Congreghe, dai Corpi Militari (Arma, Polizia, Finanza, Forestale), dai Volontari del Soccorso e dalle signore della Croce Rossa Italiana, dai gonfaloni dei Comuni del comprensorio. Un rito unico, quello che si ripete ogni anno a Bojano, perché ogni anno a Bojano San Bartolomeo si festeggia il 25 agosto, benché il calendario riporti al 24 la ricorrenza. Antica capitale del Sannio, antichissima sede di Diocesi, la Bovaianom di Tito Livio, di Cicerone, di Plinio si è riunita ancora una volta attorno al suo Patrono, San Bartolomeo, patrono della Diocesi. Alle 18, mentre un sole africano declinava leggermente all’orizzonte, l’accoglienza del vescovo presso l’antico Seminario della chiesa di Sant’Erasmo. Monsignor Giancarlo Bregantini è giunto con il suo sorriso carismatico, accolto da una folla in tripudio e la processione ha preso avvio con la Banda, le pacchiane e i costumi tradizionali dei paesi del comprensorio, le Confraternite con i mantelli colorati e le insegne cucite al petto, le rappresentanze dei corpi militari, i Sindaci dell’area, in testa il primo cittadino di Bojano, Antonio Silvestri, assieme ai consiglieri comunali.
Strana immagine della città a festa, sotto un cielo di un azzurro che sembrava dipinto, la solenne processione aperta dalle congregazioni e dalle coppie in costume tradizionale, e decine di sacerdoti con i paramenti sacri, in un trionfo di bianco e di rosso, ed ecco il nastro tricolore sulla corona d’alloro, la fascia pure a tre colori, verde, bianco e rosso, dei numerosi Sindaci intervenuti, assieme alla coccarda sulla divisa dell’Arma.
Un senso di italianità e di appartenenza che non si registrava da tempo, come se, nei momenti di crisi come quello che l’Italia sta attraversando, fosse proprio l’appartenenza e la condivisione della storia e delle tradizioni, a dare a tutti la forza di andare avanti.
Non per niente l’Italia ha festeggiato in questo 2012 i 150 anni dell’Unità. Manifestazioni, eventi, ricorrenze, appuntamenti hanno coinvolto l’Italia da Nord a Sud e ovunque è stato un trionfo di verde, di bianco e di rosso. Il tricolore ha riavvicinato le regioni, ha sanato le divisioni, ha riscoperto il senso delle radici.
E proprio a Bojano si è svolto, organizzato dalla Fidapa, un convegno sui 150 anni di Italia e di Italiani nel Mondo, che è stato inserito nel calendario degli eventi patrocinati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Momento particolarmente pregnante, quello davanti al Monumento ai Caduti, mirabile opera dello scultore Vincenzo Puchetti, inaugurato nel 1922 dal podestà e dai gerarchi fascisti. Nonostante la folla che riempiva piazza Roma e piazza della Vittoria, un silenzio carico di significato, come se vi pesassero secoli di storia, ha accolto l’esecuzione dell’Inno d’Italia e il Silenzio. Sulla pietra, i nomi incisi di quanti sono caduti nelle due guerre che hanno sconvolto l’Italia nel corso del 1900.
Due carabinieri in alta uniforme per il picchetto d’onore, le note della canzone in cui si riconosce la nazione, e i due ufficiali della Polizia Municipale hanno recato la corona d’alloro, deponendola ai piedi del monumento
E’ stato poi il Sindaco Silvestri, mentre la tromba richiamava gli astanti al raccoglimento, a rendere omaggio ai caduti di tutte le guerre, a coloro che hanno dato la vita per la libertà e l’unità della nazione, o almeno, per quegli alti ideali in cui generazioni intere si sono riconosciute.
Il corteo è così entrato nella Cattedrale riportata a nuova vita dal ciclo pittorico di Rodolfo Papa cominciato da Angelo Spina, oggi vescovo di Sulmona-Valva e portato avanti con coraggio da don Rocco Di Filippo.
Sotto le volte affrescate il fiume umano si è disposto ordinatamente per il passaggio della statua del santo, uno dei dodici apostoli, raffigurato con la pelle del volto in mano, a ricordare la simbologia del supplizio. La tradizione, infatti, lo vuole ucciso, scuoiato della pelle.
Per questo motivo lo si vede spesso raffigurato mentre viene scuoiato o con un coltello in mano. Michelangelo, nel Giudizio Universale della Cappella Sistina, lo rappresenta con la propria pelle in mano; sulla maschera di volto che appare su questa pelle l’artista ha immortalato il proprio autoritratto.
E di questo apostolo narrato nei Vangeli ha parlato monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo della Diocesi Bojano-Campobasso.
“Il cammino della fede – ha cominciato il pastore – è il cammino della verità. La figura di Bartolomeo permette, ogni giorno, di comprendere questo cammino.
Mi ha molto affascinato, quando sono arrivato nel Molise, il fatto che a Campobasso il patrono della Diocesi porti seco una tradizione antichissima che qui a Bojano ha avuto il suo battesimo fondamentale. Questo sentimento forte con il quale ci affidiamo a San Bartolomeo coagula, in fondo, il cammino di vita di ciascuno di noi”.
E Monsignor Bregantini ha individuato sette passaggi del cammino della vita del santo dai quali partire per una riflessione profonda. Secondo il Vangelo di Giovanni, Bartolomeo era amico di Filippo, fu, infatti, questi a parlargli del Messia quando gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth”.
La risposta di Bartolomeo fu decisamente scettica: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?” Ma Filippo insistette: “Vieni e vedrai”. Bartolomeo incontrò così Gesù del quale i Vangeli riportano questa frase: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”
“Ecco – ha proseguito Bregantini – Bartolomeo si accompagnava con Filippo che gli aveva dischiuso la verità. E’ importante per tutti noi avere qualcuno che ci dia concretezza del volto di Gesù. Dobbiamo essere grati verso chi nella vita ci testimonia la bellezza di Dio in Gesù Cristo. In tale prospettiva abbiamo deciso di approfondire, l’anno prossimo, per la nostra Diocesi, la figura di Mosè.
La fede è qualcosa di vivo, non si contenta dell’immagine, ma pretende l’approfondimento, nella interiorità, nel profondo della nostra anima.
La fede è sempre concreta: volto, luogo e storia. Dentro la nostra storia e dentro il vissuto. Ovunque ci troviamo.
Gesù era nato a Nazaret che era un paesino piccolissimo. Ebbene ricordiamoci che non è il numero degli abitanti a fare l’importanza di un sacerdote, di un Sindaco, di un papà, ma la bellezza del cuore.
Abbiate consapevolezza della grandezza del cuore e non dite mai: “è tutto qui”
Così come Filippo ha accompagnato Bartolomeo da Gesù, così noi dobbiamo accompagnare la nostra fede, nutrirla, cacciare via gli atteggiamenti di prevaricazione, a cominciare dalla scuola, che è il luogo in cui le domande si fanno vere e le iniziative concrete.
“Ecco veramente un uomo in cui non c’è falsità”. Ricordate la frase di Gesù? Magari potessimo essere tutti persone limpide e trasparenti come lo fu Bartolomeo.
Se ognuno porta il meglio di sé raccoglierà le cose più preziose e più grandi.
Il volto che vedete, l’effige che porta in mano la propria pelle, è un volto che interpella.
Il gioco della vita è credere, il bene si costruisce se ognuno di noi costruisce il bene dentro di sé.
Grazie alle autorità presenti, ai Sindaci, ai parroci, a coloro che vestono gli antichi costumi tradizionali e soprattutto grazie ai giovani ai quali consegniamo questa bella tradizione, questa eredità di valori, affinché li portino sempre avanti”.
All’offertorio anche un mappamondo, a simboleggiare l’abbraccio verso tutte le genti e l’inclusione dei bojanesi e molisani nel mondo. Poi sono arrivati i giocatori della società calcistica locale, che hanno voluto fare dono di un loro gagliardetto.
La messa solenne, alla presenza di tutti i parroci della Forania si è chiusa in un crescendo di campane, il cui suono si è fatta eco risuonando nell’intera vallata fino al borgo medievale di Civita. E’ seguita la tradizionale processione per le vie cittadine, con l’accoglienza di monsignor Bregantini in Municipio.
Dal balcone spalancato su corso dei Pentri, un drappo amaranto a sottolineare la solennità della cerimonia, il Sindaco ha salutato la cittadinanza, mentre il vescovo ha voluto mettere in risalto la recente riunione di tre antiche, importanti Confraternite.
“E’un fatto importante – ha detto – è un fatto bello. L’unione, come si dice, fa la forza. L’unione, in questo caso, di tre grandi appartenenze storiche, fa di Bojano un cuor solo, un’anima sola.
Ecco che si cresce in sintonia e con grande dignità. Evviva San Bartolomeo!”
Di Sabina Iadarola
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