L’uccisione del magistrato è stata decisa durante una delle Commisioni di Cosa Nostra. Il magistrato palermitano credeva in una magistratura autonoma e indipendente. Era convinto che la mafia non fosse invincibile
23 maggio 1992. Una data che l’Italia difficilmente può dimenticare. Quel giorno, sull’autostrada A29, nei pressi di Capaci, ci fu un attentato dove persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. In realtà l’attentato è avvenuto per poche centinaia di metri nel territorio comunale di Isola delle Femmine. L’uccisione del magistrato palermitano è stata decisa durante una riunione delle Commissioni regionale e provinciale di Cosa Nostra. Ogni anno, il 23 maggio, si tiene a Palermo e Capaci una lunga serie di attività, in commemorazione della morte del magistrato, che nella sua vita ha combattuto contro la mafia. “Giovanni Falcone – ha dichiarato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una riunione straordinaria del Consiglio della Magistratura – credeva in una magistratura autonoma e indipendente e alla solidità delle prove. Ed era convinto, che la mafia non fosse invincibile. Inizialmente non compresi da qualcuno i suoi criteri rispondevano pienamente al carattere della funzione del magistrato”.
Il magistrato che lottava contro la mafia
“Giovanni Falcone – ha continuato Mattarella – diceva che “la mafia non è affatto invincibile e che occorre, piuttosto, rendersi conto che si tratta di un fenomeno terribilmente serio e molto grave”. E aggiungeva che “si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando tutte le forze migliori della società”. Come interprete, e capofila, di queste energie migliori, ha svolto, con coraggio e determinazione, la sua opera. Era, infatti, convinto – come ebbe a scrivere- che “perché una società vada bene…basta che ognuno faccia il suo dovere””. “È di grande significato – ha concluso Mattarella – che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 19 giugno prossimo, renderà omaggio alla figura di Giovanni Falcone, ricordando questo anniversario con un’apposita riunione, dedicata a una discussione di alto livello sull’implementazione della Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale, sottoscritta durante la conferenza di Palermo del 2000. Sarebbe sufficiente questo solo riconoscimento internazionale, il più alto, per sottolineare, ancora una volta, come la figura di Giovanni Falcone costituisca un punto di riferimento, in Italia e all’estero, per chiunque coltivi il valore della legalità e quello della civiltà della convivenza”.
Di Giuseppe Priolo
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