Con la dignità che contraddistingue gli abitanti dei piccoli centri molisani, Sant’Angelo Limosano si appresta a festeggiare il 19 maggio il patrono: san Pietro confessore, papa Celestino V, Pietro di Angelerio
La celebrazione come sempre sarà sobria e non influenzata dal secolare dubbio sul luogo della sua nascita: nessuna polemica, nessuna rivendicazione, nessuna strumentalizzazione.
I Santangiolesi, essendo sempre stati “numericamente” inferiori agli abitanti di Isernia e non godendo della protezione di “alti” prelati, ancora oggi sono defraudati della nascita del loro Santo.
Il ruolo che svolge una “parte”(la maggioranza?) della Chiesa, quella che il santo eremita aveva condannata e combattuta, è sconcertante.
L’Annuario Pontificio, organo ufficiale della Chiesa, dall’anno 1998 attesta che Celestino V è nato nel Molise, termine che indica solo la Regione, ed allora, perché si ostinano, compresa una “parte” della Chiesa, a ritenerlo nativo di Isernia?
La loro condotta “partigiana” riabilita perfino Ponzio Pilato!
Hanno strumentalizzato la ricorrenza del 19 maggio:
Sant’Angelo Limosano lo ha proclamato patrono fin dall’anno 1764, mentre la città di Isernia solo recentemente lo ha “scoperto” e, proclamandolo patrono, lo ha sostituito ai santi Nicandro e Marciano, ritenuti da Ciarlanti (1640-44) patroni di Isernia e Venafro da tempo antichissimo, così come sostiene anche una pubblicazione edita dalla curia isernina (La Diocesi di Isernia-Venafro nel 1987), alla voce I Nostri Santi e i Nostri Patroni, si legge che S. Pietro Celestino V. papa è Patrono secondario di Isernia.
I sostenitori della sua “falsa nascita” non smettono di stupirci: pongono lapidi, innalzano monumenti, fanno emettere francobolli, invocano alcuni discorsi di papa Giovanni Paolo II, pubblicano le solite inventante o errate testimonianze, ricordano l’esistenza di documenti che non pubblicano, promettono, come è stato affermato di recente, anche la divulgazione (quanto dovremo aspettare?) di documenti inediti scoperti nella biblioteca di Montecassino: “L’associazione La Fraterna a breve inoltrerà formale richiesta per visionare alcuni documenti dove è chiaro, come la luce del sole, il luogo di nascita di Celestino V.
Non disdegnano il compromesso: lo scorso anno, proprio in occasione della settimana celestiniana di corollario alla ricorrenza del 19 maggio, hanno dichiarato che Celestino V sarebbe nato in Sant’Angelo Raviscanina, in provincia di Caserta, poi avrebbe preso la residenza in Isernia.
Hanno inventato anche un pellegrinaggio dalla città di Sulmona ad Isernia.
Un pellegrinaggio dovrebbe condurci per devozione in un luogo che si considera sacro; in Isernia, escludendo il “famoso” e storico eremo dei ss. Cosma e Damiano (compatroni della città al pari di Celestino V), quale luogo sacro o edificio di culto è pertinente alla nascita o alla presenza di Celestino V?
Dopo la sosta a Castel di Sangro, centro in cui la sua presenza è documentata come eremita per tre anni (1229-1232) e come papa Celestino V (12 ottobre 1294), sarebbe stato più opportuno che il pellegrinaggio avesse avuto come meta la chiesa (l’antico monastero non esiste più) di Santa Maria in Faifoli, luogo sacro che vide Pietro di Angelerio dapprima novizio (1226-1229) e dopo abate (1276).
Qualcuno ha seguito “le orme di Celestino V” in modo errato: la città di Isernia, come suol dirsi, era l’ultimo dei pensieri di Pietro di Angelerio: non esiste un documento che ne testimoni la presenza!
A tale proposito è bene ricordare che tra i centri del Molise, escludendo il suo piccolo paese natio e Santa Maria in Faifoli, solo la città di Venafro può vantare la sua presenza: in tale località, è documentato, avvenne un suo miracolo.
Sono state parole al vento quelle pronunciate da Benedetto XVI in occasione della 42° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: nel suo messaggio il Papa lancia una sfida agli operatori della comunicazione perché nel raccontare la vita delle persone e della società rispettino non solo la verità dei fatti, ma anche la verità sull’uomo.
di Oreste Gentile
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