102 morti, ancora conflitti a Il Cairo. Morti, feriti. Soldati che sparano sulla folla. Si lotta e si protesta per la povertà, per la corruzione, per la fame. Emblema della ribellione, infatti, sono ragazzi nati e cresciuti sotto il governo di Mubarak, i quali pur non avendo conosciuto nulla di diverso chiedono rispetto, giustizia e libertà. Appelli dagli U.SA. nell’affrettarsi a fare le riforme, così come dal ministro degli esteri, Franco Frattini, il quale si augura che “attraverso l’apertura democratica e la realizzazione delle riforme l’Egitto possa quanto prima ritrovare la necessaria stabilità”
102 morti, la lotta contro la disoccupazione, la corruzione, l’inflazione e l’oppressione continua. Non si fermano le proteste in Egitto e una nuova folla di manifestanti è tornata nelle strade del centro al Cairo per chiedere le dimissioni di Mubarak. Il bilancio dei morti sale a 102. Migliaia di detenuti sono evasi dal carcere egiziano di Wadi Natroun, a nord del Cairo. Chiusa la redazione di al Jazeera al Cairo.
Lo scrittore Al Khamissi, una delle più note penne egiziane, fino ad ieri in piazza a manifestare, parlando ad AKI – ADNKRONOS INTERNATIONAL, ha detto: “L’anziano rai’s Hosni Mubarak, con il suo sistema, ha ucciso i sogni dei giovani egiziani: per il futuro vogliamo più sogni e meno corruzione”. Khamissi si dice convinto che ”se non sarà oggi e neanche domani, è solo questione di settimane o di qualche mese”. ”La storia della famiglia Mubarak alla presidenza dell’Egitto è già finita”, prosegue l’autore di ‘Taxi. Le strade del Cairo si raccontano, sottolineando come questa sia la ”conquista della rivoluzione” egiziana. Ma Mubarak non è solo una persona, è anche un sistema. E a questa osservazione, Al Khamissi risponde con la triste constatazione che ”purtroppo il sistema continuerà” a funzionare, almeno per un certo tempo, in modo simile a quello del passato. Tuttavia, afferma, la speranza è che ”almeno sparisca la corruzione, perché sinora c’è stato al potere un sistema completamente corrotto”.
Nonostante le misure repressive prese dal governo – oscuramento dei social network, divieto di manifestazioni e arresti arbitrari – la protesta contro Mubarak continua ad aumentare. A darle forza sono soprattutto i giovani egiziani – il 70 percento della popolazione in Egitto è sotto i trent’anni – che nella loro vita non hanno mai conosciuto un leader diverso da Hosni Mubarak, al potere dal 1981. La loro forza, scrive il New York Times, sta mettendo del tutto in secondo piano i tradizionali soggetti dell’opposizione egiziana.
Intanto il governo vuole ancora adottare il “pugno di ferro”. Il nuovo esecutivo ha dispiegato un numero ancora maggiore di soldati nelle strade, a presidio, in particolare, del ministero dell’Interno, attaccato ieri. Ma dai quartieri del Cairo è scomparsa la polizia, e le abitazioni sono in preda agli sciacalli. Un gruppo di cittadini egiziani si sono resi volontari per cercare di mantenere la sicurezza. Dopo i saccheggi al Museo Egizio è stata chiusa l’area delle Piramidi.
Il principale leader dell’opposizione moderata, il premio Nobel per la Pace Mohammed ElBaradei ha già bocciato il nuovo esecutivo e ha di nuovo chiesto a Mubarak di farsi da parte “il più presto possibile per il bene del Paese“.
Mentre l’ambasciata americana al Cairo ha invitato i cittadini statunitensi a lasciare l’Egitto prima possibile, si diffondono a Sharm el Sheikh voci secondo cui il presidente Hosni Mubarak sarebbe trincerato nella sua villa di Sharm el Sheikh. Dall’inizio della rivolta egiziana, il 25 gennaio, il rais è stato visto una sola volta in televisione, nella notte del 28, quando si è rivolto alla nazione. Notizie secondo cui la moglie del rais Suzanne e i figli Gamal e Alaa sarebbero partiti per la Gran Bretagna sono state smentite ieri dalla televisione di stato. La villa di Mubarak a Sharm quando il rais e’ presente e’ solitamente molto presidiata, e in modo molto visibile. In questi giorni invece si vedono poche forze di sicurezza.
Obama, ieri, ha riunito il suo consiglio di sicurezza nazionale per fare il punto della situazione in Egitto, al termine del quale ha lanciato un nuovo appello a Mubarak perché faccia “passi tangibili” nel cammino di riforme politiche del Paese. Stando a quanto riferito da alti funzionari presenti all’incontro, Obama ha sottolineato più volte come qualsiasi intervento Usa volto a favorire un cambio al vertice potrebbe rivelarsi controproducente. “Ha detto più volte che devono essere gli egiziani a decidere l’esito di quanto sta accadendo, e che gli Stati Uniti non possono essere nella posizione di dettare gli eventi”.
“Evidentemente, il tempo di Mubarak è finito – ha ammesso uno dei consiglieri di Obama – ma se questo significa che favorirà un vero processo politico, aperto a tutti, o se deciderà di lasciare, questo devono deciderlo gli egiziani. Noi non abbiamo voce in capitolo“.
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, chiede a tutto l’Egitto di fermare le violenze e a Hosni Mubarak di fare le riforme. “La priorità”, si legge in una nota, “è fermare le violenze ed evitare ulteriori vittime civili. Bisogna fermare anche le azioni che producono danni materiali, in particolare quelle dirette contro i beni culturali del Paese che sono patrimonio culturale di tutta la società egiziana e dell’umanità”.
“Il mio appello -prosegue Frattini – va al presidente Mubarak e alle istituzioni egiziane affinché si evitino violenze contro civili disarmati ed ai manifestanti affinché dimostrino pacificamente. È in virtù del suo legame speciale con l’Egitto che l’Italia esprime il suo vivo auspicio che il presidente Mubarak e il nuovo governo egiziano realizzino con la massima rapidità ed efficacia le riforme promesse in campo politico, economico e sociale, volte a soddisfare le legittime aspirazioni del popolo egiziano. È fondamentale -sottolinea il ministro della Farnesina – che vengano rispettati le libertà di espressione e comunicazione, il diritto a manifestare pacificamente. Mi auguro – conclude Frattini – che attraverso l’apertura democratica e la realizzazione delle riforme l’Egitto possa quanto prima ritrovare la necessaria stabilità“.
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